Pensatore politico italiano. Appartenente alla famiglia dei principi di
Arenello, fu avviato alla carriera militare e raggiunse il grado di alfiere
dell'esercito borbonico, che nel 1769 lasciò per dedicarsi agli studi
giuridici. Esercitò per qualche tempo l'avvocatura (1774), dedicandosi
poi interamente all'attività teorica. Tra i massimi esponenti
dell'Illuminismo italiano, ha legato il proprio nome alla
Scienza della
legislazione (7 volumi 1780-85) in cui svolge un'utopia politica che
riecheggia Platone e appare non meno audace delle proposte dei più
entusiasti innovatori francesi, in particolare del Rousseau. Nemico del
feudalesimo,
F. propose ardite riforme in campo educativo, economico,
legislativo e sociale, alle quali non mancarono di richiamarsi i riformatori dei
decenni successivi (Napoli 1752 - Vivo Equense 1788).